lunedì 27 agosto 2012

Aimee Mullins


Aimee Mullins (Allentown, 1976) è un'atleta, attrice e modella statunitense. È conosciuta per le sue prestazioni atletiche, nonostante sia nata con una emimelia peroneale (mancanza dell'osso perone) e pertanto ha subito l'amputazione di entrambe le gambe sotto il ginocchio quando aveva un anno.
Nel 1996, ai Giochi Paralimpici di Atlanta, ha stabilito il record paralimpico nei 100 metri piani e nel salto in lungo. I suoi record personali sono i seguenti:
  • 15,77 secondi per i 100 metri piani.
  • 34,60 secondi per i 200 metri piani.
  • 3,5 metri per il salto in lungo.
(fonte: Wikipedia)

Ovviamente ha anche un sito ufficiale dove potete vedere il suo CV, alcune belle immagini che la ritraggono ed altro ancora.


Molto interessante un suo intervento dove spiega il suo rapporto con la sua diversità. Il titolo di questo intervento è: "How my legs give me super powers"



Questa la traduzione dell'intervento:
Stavo parlando ad un gruppo di circa 300 bambini tra i sei e gli otto anni, al museo dei bambini, e ho portato con me una borsa piena di gambe, simili a quelle che vedete qui sopra, e le ho disposte su un tavolo, per i bambini. E, come sappiamo, i bambini sono naturalmente curiosi riguardo a ciò che non conoscono o non capiscono o per loro è strano... Imparano a essere spaventati dalle diversità solo quando un adulto influenza il loro comportamento in quel modo e forse censura quella naturale curiosità oppure tiene a freno le domande, nella speranza che si comportino da piccoli bambini beneducati. Così mi immagino l'insegnante di scuola elementare là fuori, all'ingresso con questi bambini scatenati, che dice: "Qualsiasi cosa facciate, assolutamente non fissate le sue gambe!" Ma, ovviamente, è proprio questo il punto. Era il motivo per cui ero lì, volevo che loro guardassero ed esplorassero.
Così ho fatto un patto con gli adulti: i bambini sarebbero entrati, senza adulti, per due minuti, da soli. Le porte si aprono, i bambini piombano su questo tavolo pieno di gambe, e toccano e punzecchiano e girano le dita dei piedi e provano a caricare tutto il loro peso sulla gamba da corsa per vedere cosa succede. E io ho detto: "Bambini, mi sono svegliata stamattina e ho deciso che volevo essere in grado di saltare una casa - non troppo alta, diciamo due o tre piani - provate a pensare ad un animale, un supereroe o un personaggio dei cartoni animati, qualsiasi cosa vi possiate immaginare qui e ora: che tipo di gambe mi costruireste?" E subito una voce ha gridato: "Un canguro!" "No, no, no! Dovrebbe essere una rana!" "No. Dovrebbe essere l'ispettore Gadget!" "No, no, no! Dovrebbe essere Gli Incredibili". E altre cose che non conosco. A quel punto, un bambino di otto anni ha detto: "Hey, non vorresti anche poter volare?" E tutti nella stanza, io compresa, han fatto: "Yeah!" (Risate) E in un attimo sono passata dall'essere una donna che questi bambini sarebbero stati educati a vedere come "disabile" ad essere qualcuno con un potenziale che i loro corpi ancora non avevano. Qualcuno che poteva essere addirittura super-abile. Interessante. Qualcuno di voi mi ha visto a TED, 11 anni fa, e si è parlato molto di quanto queste conferenze cambino la vita sia per gli oratori che per i partecipanti, e io non faccio eccezione. TED è stato letteralmente il trampolino di lancio per il successivo decennio di esplorazione della mia vita. All'epoca, le gambe che presentai erano rivoluzionarie nel mondo delle protesi. Avevo gambe in fibra di carbonio intrecciata per la corsa veloce costruite sul modello della zampa posteriore del ghepardo, che forse avete visto ieri sul palco. E anche queste gambe in silicone colorato, molto simili a gambe vere.Così allora ebbi la mia occasione di chiamare a raccolta gli innovatori al di fuori della comunità della medicina protesica tradizionale per contribuire, con il loro talento, alla scienza e all'arte di costruire gambe. Così da poter smettere di separare forma, funzione ed estetica, e di assegnare loro pesi diversi. Per mia fortuna, un sacco di persone hanno risposto a quella chimata. E l'avventura è cominciata, strano a dirsi, con una partecipante a questa conferenza - Chee Pearlman, che spero sia da qualche parte in platea oggi. Allora era l'editore di una rivista chiamata ID, e mi diede la copertina. Quella copertina fu inizio di un viaggio incredibile. Facevo strani incontri in quel periodo. Avevo accettato numerosi inviti a parlare del design delle gambe da ghepardo in giro per il mondo. Le persone venivano da me, dopo la conferenza, uomini e donne. E la conversazione era all'incirca così: "Sai Aimee, tu sei molto attraente. Non sembri disabile." (Risate) Pensavo: "Beh, è fantastico, perchè io non mi sento disabile." E questo mi ha veramente aperto gli occhi riguardo alla discussione sulla bellezza, che può essere approfondita. Come dev'essere una donna per essere bella? Com'è un corpo sexy? E ancora più interessante, dal punto di vista dell'identità, cosa vuol dire essere disabili? Voglio dire, se ci pensate - Pamela Anderson ha addosso più protesi di quante ne abbia io. E nessuno la chiama disabile. (Risate) Così questa rivista, dalle mani del graphic designer Peter Saville passa allo stilista Alexander McQueen e al fotografo Nick Knight, anche loro interessati ad approfondire l'argomento. Così, tre mesi dopo TED, mi ritrovo su un aereo per Londra, per il mio primo servizio di moda, che è finito su questa copertina - Fashion-able? (gioco di parole: di moda, ma anche moda-abile) Tre mesi dopo, ho fatto la mia prima sfilata per Alexander McQueen su un paio di gambe in frassino massiccio intagliate a mano. Nessuno sapeva - tutti pensavano che fossero stivali di legno. Ecco, le ho qui con me sul palco. Scolpite con tralci di vite e magnolie, davvero uno schianto! La poesia è importante. La poesia è ciò che eleva oggetti banali e negletti al rango di arte. Può trasformare cose che la gente potrebbe trovare spaventose in qualcosa che attira lo sguardo e, guardando un po' più a lungo, le persone forse possono perfino capire. Ho imparato questo in prima persona con la mia avventura successiva. L'artista Matthew Barney, nel suo film "The Cremaster Cycle". Questo è il punto in cui mi sono resa conto che le mie gambe potevano essere sculture indossabili. E a quel punto ho smesso di pensare alla replica del corpo umano come l'unico ideale estetico possibile. Così abbiamo fatto quelle che la gente ama chiamare le gambe di vetro anche se in verità sono fatte di poliuretano trasparente, noto anche come il materiale per fare palle da bowling.
Pesanti! Poi abbiamo fatto queste gambe di terriccio con delle radici di patate che crescevano all'interno e barbabietole che uscivano dalla cima e un alluce di ottone molto carino. Qui ne vedete un buon ingrandimento. Poi c'è stato il personaggio mezza donna e mezzo ghepardo - un piccolo omaggio alla mia carriera di atleta. 14 ore di trucco per diventare una creatura con zampe articolate, artigli e una coda scodinzolante, come un geco. (Risate) Un altro paio di gambe a cui abbiamo collaborato è questo... sembrano le gambe di una medusa. Anche queste in poliuretano. L'unico utilizzo possibile di queste gambe, al di fuori del contesto del film, è quello di provocare i sensi e innescare l'immaginazione. Così, anche la fantasia è importante. Oggi, possiedo più di una dozzina di protesi che diverse persone hanno fatto per me, e con queste ho diversi rapporti possibili con il terreno sotto i miei piedi. E posso cambiare la mia altezza. Posso avere cinque altezze diverse. (Risate) Oggi sono 1 e 85. Mi sono fatta fare queste gambe poco più di un anno fa al Dorset Orthopaedic in Inghilterra e quando me le sono portate a casa, a Manhattan, la mia prima serata fuori in centro, sono andata a una festa di lusso. E c'era una ragazza che mi ha sempre conosciuta come una donna alta 1 e 73. Quando mi ha vista è rimasta a bocca aperta e se ne è uscita con un: "Ma sei così alta!" E io ho risposto: "Lo so. Non è divertente?" E' un po' come indossare trampoli sopra altri trampoli, ma ho un rapporto tutto nuovo con i telai delle porte, che non mi sarei mai aspettata di avere. E mi stavo divertendo con la cosa. Allora lei mi ha guardato, e ha detto:" Ma, Aimee, non è giusto!" (Risate) (Applausi) E la cosa incredibile è che diceva sul serio. Non è giusto che tu possa cambiare la tua altezza come ti pare. Ed è stato allora che ho capito -- che il confronto con la società è cambiato profondamente negli ultimi dieci anni. Non è più una discussione sul superamento di un difetto. E' una discussione sul miglioramento. E' una discussione sul potenziale. Una protesi ad un arto non rappresenta più il bisogno di rimpiazzare una perdita. Può simboleggiare che chi la indossa ha il potere di creare qualsiasi cosa voglia in quello spazio. Così le persone che la società una volta considerava disabili possono ora diventare gli architetti delle loro identità e per di più continuare a cambiare quelle identità disegnando i loro corpi avendone la responsabilità. E ciò che mi entusiasma così tanto ora è che combinando la tecnologia più avanzata - robotica, bionica - con la poesia secolare, ci stiamo avvicinando alla comprensione della nostra umanità collettiva. Penso che se vogliamo scoprire il pieno potenziale insito nella nostra umanità, dobbiamo celebrare quei strazianti punti di forza e quelle gloriose disabilità che tutti noi abbiamo. Sto pensano a Shylock di Shakespeare: Non sanguiniamo forse se ci ferite? E non ridiamo se ci fate il solletico? E' la nostra umanità, e tutto il suo potenziale, che ci rende belli. Grazie. (Applausi)
(fonte: wired.it)

Questo un altro suo intervento, sempre molto interessante, sul tema della disabilità.
Il titolo è: "The opportunity of adversity".

Nessun commento:

Posta un commento