Dopo aver accusato un fastidioso “dolorino” alla parte esterna del ginocchio destro che si è verificato dopo aver fatto un “lungo” ho consultato un medico di fiducia e ho cercato informazioni su internet per cercare di capire meglio la causa ed i possibili rimedi.
Ovviamente non c’è niente di più sbagliato che cercare di curarsi affidandosi al WEB o ad amici esperti improvvisati. Perciò, lo ripeto, ho prima sentito un medico e, una volta capito di cosa si trattava, ho cercato di saperne di più facendo una ricerca in rete e, come al solito, ho trovato moltissime informazioni, alcune anche contrastanti.
La diagnosi medica è stata: sindrome da bandelletta ileotibiale.
A questo punto occorre una precisazione molto importante.
Questo post e, più in generale, questo e gli altri miei blog, possono contenere indicazioni su argomenti medici, curativi, o riconducibili a pratiche con scopi terapeutici (pseudoscienza, medicina popolare, ecc.): non sussiste alcuna garanzia che le informazioni riportate siano accurate, corrette, precise o che non contravvengano alla legge. Inoltre, anche se l'informazione fosse da un punto di vista generale corretta, potrebbe non riferirsi ai sintomi manifestati da parte di chi legge. Ancora, persone diverse che presentino gli stessi sintomi molto spesso necessitano cure differenti, per via della complessità di alcuni casi clinici.Le informazioni fornite sui miei blog sono di natura generale e a scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, farmacisti, veterinari, fisioterapisti, etc.).In nessun caso dunque potrò esser ritenuto responsabile dei risultati o le conseguenze di un qualsiasi utilizzo o tentativo di utilizzo di una qualsiasi delle informazioni pubblicate.Nulla sui miei blog può essere interpretato come un tentativo di offrire un'opinione medica o in altro modo coinvolta nella pratica della medicina.Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non costituiscono e non provengono da prescrizione né da consiglio medico.Detto questo, ecco un riassunto delle informazioni che ho reperito in merito a questa sindrome.
1) Che cos’èLa sindrome della bandelletta ileo-tibiale è una sindrome da sovraccarico che colpisce la parte terminale di un muscolo situato lateralmente alla coscia, il tensore della fascia lata, che termina con una sorta di bandelletta posizionata lateralmente al ginocchio (vedi la figura). Nei soggetti predisposti, che presentano una situazione di tibia vara, ossia gambe a parentesi, oppure di piede che tende alla pronazione (ossia che cede eccessivamente all’interno in fase d’appoggio col terreno), si può verificare una frizione eccessiva tra questo tendine e l’osso sottostante (condilo femorale laterale), con conseguente infiammazione.
È comunemente detta “il ginocchio del corridore”. Si tratta, infatti, di un processo infiammatorio della zona laterale del ginocchio (il tratto ileo-tibiale della fascia lata). Anatomicamente possiamo descrivere la fascia lata come il rivestimento dei muscoli laterali della coscia e il suo tratto ileo-tibiale è quello che passa lateralmente al condilo esterno del femore e s’inserisce sul perone
Inizialmente si manifesta con un dolore lateralmente al ginocchio, a cui talvolta non si presta attenzione perché poco intenso. Col susseguirsi degli allenamenti, però, il dolore si aggrava, rendendo a un certo punto impossibile la corsa. I podisti sono gli sportivi che ne sono più colpiti, ma la sindrome della bandelletta ileo-tibiale interessa anche i praticanti di altre discipline quali, ad esempio, il calcio, il ciclismo, la pallacanestro o la pallavolo. Tra gli infortuni che colpiscono il ginocchio del corridore non è comunque il più frequente, il primato spetta infatti all’infiammazione del tendine rotuleo, seguita dalla sindrome femoro-rotulea (infiammazione dell’articolazione femoro-rotulea da “eccessivo consumo”) e dalla infiammazione dei tendini flessori (zampa d’oca o bicipite femorale).
2) Quali sono le causeLa sindrome della bandelletta ileo-tibiale può essere considerata, sostanzialmente, una sindrome da sovraccarico le cui cause possono essere fatte risalire al concorso di fattori predisponenti e di condizioni di tipo sportivo.
I fattori predisponenti sono generalmente di natura anatomica, tra questi ricordiamo il varismo del ginocchio (ossia le c.d. “gambe a parentesi”), il varismo della tibia, la prominenza dell'epicondilo femorale laterale, la dismetria degli arti inferiori e il piede tendente alla pronazione; le principali condizioni di tipo sportivo che, unite ai sopracitati fattori, sono causa dei ripetuti microtraumi che alla fine scatenano il processo infiammatorio, sono la corsa su fondo inclinato o irregolare, un chilometraggio eccessivo, una brusca modifica in eccesso dei carichi allenanti o la scelta di lunghi circuiti che presentano un'eccessiva alternanza di salite e discese o, ancora, gli allenamenti per la forza esplosiva particolarmente intensi oppure l’errata esecuzione di una singola seduta (sia per quantità che per qualità). Un altro fattore predisponente, spesso scarsamente considerato, è il sovrappeso.
Essendo una sindrome da sovraccarico, può verificarsi nei già citati soggetti predisposti in tutte le situazioni di eccesso di carico, indipendentemente dal livello di allenamento.
Proprio a causa della sua conformazione anatomica, la bandelletta subisce una serie di microtraumi durante la corsa che possono provocare l’insorgenza della sindrome del ginocchio del corridore. I traumi sono dovuti allo sfregamento della bandelletta sul condilo femorale quando dalla sua posizione posteriore si sposta anteriormente a ogni estensione del ginocchio (il massimo dello stress si ha a circa 30° di flessione del ginocchio).
3) Quali sono i sintomiLa patologia si presenta con un dolore generalmente continuo, ma non acuto, sulla faccia laterale del ginocchio; il dolore si accentua quando la bandelletta passa sopra il condilo femorale laterale, ossia quando il ginocchio forma un arco di circa 30 gradi in flessione. La dolenzia si sviluppa di solito dopo un determinato periodo di tempo dall'inizio dell'allenamento e tende a ridursi con il riposo.
La sintomatologia insorge in maniera molto subdola: all’inizio si manifesta in maniera sorda dopo pochi minuti, poi sembra attenuarsi con il passare dei km, ma alla fine aumenta di nuovo fino a condizionare la dinamica della corsa al termine della seduta. Il male scompare appena finisce la corsa; il dolore è peggiore nelle corse in discesa o in circuiti circolari e può essere presente nel salire e scendere le scaleNormalmente il dolore è nella zona laterale del ginocchio e si esacerba con la digitopressione a ginocchio flesso sul condilo laterale del femore. Con il passare dei giorni, se il quadro non migliora, il dolore induce a ridurre i km e la velocità della corsa.
Il dolore può essere tale da interrompere l’allenamento. In seguito insorge sempre più precocemente e può presentarsi anche nelle attività di vita quotidiana ( come scendere le scale).
L’atleta è costretto a interrompere le attività sportive e può arrivare a camminare a ginocchio esteso per non sentire dolore.
4) Come si individuaPer diagnosticare con sicurezza la sindrome della bandelletta ileo-tibiale occorre una visita specialistica (medico dello sport o traumatologo) perché un dolore nella stessa sede potrebbe essere causato da un danno al menisco laterale, da una sindrome femoro rotulea, da una tendinite poplitea o da una sofferenza del legamento collaterale esterno. Solo uno specialista, con una visita accurata, riesce a formulare la giusta diagnosi.
La diagnosi si basa sull'esame obiettivo che mette in evidenza dolori alla pressopalpazione nella zona del seno tarsale. Eventuali indagini strumentali non servono tanto alla diagnosi quanto per escludere altre condizioni patologiche con manifestazioni cliniche simili; la diagnosi differenziale si pone con la tendinite distale del bicipite femorale, la tendinite poplitea, la lesione del menisco laterale, la cisti sinoviale, la gonartrosi laterale e gli esiti della ricostruzione del legamento crociato anteriore. Solitamente gli esami richiesti sono la radiografia del ginocchio e l'ecografia; molto raramente si ricorre alla risonanza magnetica nucleare, quasi mai decisiva per la diagnosi e che, tra l'altro, può dare false o eccessive informazioni.
5) Come si curaIl freddo è la prima terapia a cui fare ricorso. La borsa del ghiaccio va applicata subito dopo la corsa (gara o allenamento che sia) o appena arrivati a casa. Attenzione, però, a non tenerla più di 15-20 minuti; infatti, in quella zona c’è un nervo estremamente superficiale (lo sciatico popliteo esterno) che potrebbe restare danneggiato dall’uso prolungato del freddo. Subito dopo occorre programmare la visita da un medico specialista. Anche in questo caso, è sbagliato ricorrere al fai da te senza avere a disposizione una diagnosi precisa.
La corsa va assolutamente interrotta e, purtroppo, in questo caso non è possibile conservare la forma dedicandosi a sport alternativi, in quanto qualsiasi movimento di flesso-estensione del ginocchio può generare frizione tra tendine e osso; infatti, sostituire temporaneamente la corsa con sport alternativi come la bici può essere addirittura controproducente perché aumentano di numero le sollecitazioni sul ginocchio ed a gradi ancora maggiori di flessione.
Nei casi meno gravi potrà essere valutata, assieme al medico, la possibilità di ridurre i carichi di allenamento (senza sospendere completamente l’attività), evitando i sovraccarichi ( ad es. corsa in salita, terreni disconnessi, corse sui bordi delle strade) continuando con trattamenti crioterapici a fine allenamento.
6) Il decorsoIl problema si risolve generalmente in un periodo di tempo che varia dai 15 giorni a un mese, ma purtroppo esistono casi con guarigione più lenta.
Se l'infortunio non si risolve, l'ortopedico interviene di solito con infiltrazioni di anestetico e farmaci steroidei, ionoforesi, ultrasuoni, tecarterapia, laserterapia ecc. In alcuni casi, invero molto rari, è necessario l'intervento chirurgico sulla bandelletta. Poiché nei casi più gravi, lo stop è piuttosto lungo, è necessario riprendere dopo un periodo di potenziamento dei muscoli della zona addominale, del quadricipite e dei glutei.
La prognosi della sindrome della bandelletta tibiale è buona nella stragrande maggioranza dei casi. In ogni caso si può riprendere solo a completa guarigione.
La ripresa progressiva dell’allenamento deve avvenire su di un terreno piano e morbido, con calzature adeguate (eliminando le scarpe da corsa usurate).
La sindrome può ripresentarsi se sussistono le predisposizioni anatomiche prima citate. In ogni caso è utile concordare con l’esperto un programma preventivo.
7) Come si previeneLo stretching gioca un ruolo fondamentale nella cura e nella prevenzione della sindrome della bandelletta ileo-tibiale
Dopo una prima fase di riposo e di riduzione dell’infiammazione acuta, è utile inserire degli esercizi di stretching specifici, che aiutino i muscoli e i tendini della parte esterna della coscia e del bacino, irrigiditi e congestionati dall’infiammazione, a riacquistare elasticità e salute. Una volta risolto definitivamente il problema, al fine di prevenire pericolose ricadute è bene inserire gli esercizi anche nella normale routine di stretching quotidiano. Vediamo alcuni esempi di esercizi utili allo scopo.
Torsione da sedutiSeduto a terra con la gamba sinistra distesa e la destra accavallata con il ginocchio verso il petto, ruota il busto, porta il gomito sinistro a contatto con il ginocchio della gamba destra e spingilo verso l’interno così da allungare la parte esterna della coscia. Mantieni la posizione per almeno 30 secondi senza bloccare la respirazione. Inverti la posizione per allungare l’altra parte.
Salice piangenteIn piedi, incrocia la gamba sinistra davanti alla destra, poi fletti il busto lateralmente verso sinistra e spingi il bacino verso destra, finché non senti allungare la muscolatura laterale del bacino. Per aumentare l’effetto puoi flettere il braccio destro verso sinistra. Per allungare l’altra parte inverti la posizione.
Per concludere con gli esercizi di stretching propongo anche questo relativo al tensore della fascia lata.
Per prevenire il problema è consigliabile eseguire oltre allo stretching del tensore della fascia lata e dei flessori del ginocchio anche quello a carico dei muscoli ischio-crurali, adduttori e quadricipite e cioè rispettivamente dei muscoli posteriori, interni e anteriore della coscia (come quelli indicati negli esempi).
Molto utile può essere anche il rinforzo dei muscoli piccolo e medio gluteo.
Nel video che segue è presentato un esempio di esercizio di rinforzo dei muscoli atto a prevenire questo problema.
Tra gli accorgimenti utili possiamo ricordare anche la necessità di indossare scarpe da corsa corrette (fondamentale in ogni caso, anche in assenza di problemi), e se necessario calzare ortottici per prevenire un’eccessiva pronazione; aumentare gradualmente il programma d’allenamento, evitare la corsa in discesa e piste circolari (comunque impegnare la parte più piana della pista) e inserire dei riposi nel programma d’allenamento; valutare le condizioni del terreno di allenamento; nel caso in cui vi sia una lieve pendenza, sui bordi esterni della strada, è consigliato correre sul bordo facendo il percorso sempre dallo stesso lato sia all’andata che al ritorno. Stesso discorso se ci si allena in pista, o percorsi che presentono curve, in questi casi sarà bene variare sempre il senso di corsa.
Linkografia essenziale:
- http://www.salcus.it/2010/12/ginocchio-la-croce-del-podista/
- http://www.podisti.net/2010/index.php?option=com_content&view=article&id=1117:
bandelletta-ileo-tibiale&catid=16:medicina-e-alimentazione&Itemid=100 - http://www.albanesi.it/Arearossa/Articoli/01bandel18.htm
- http://www.osteopata.it/consultazione.asp?Id=62&canale=3
- http://www.antoniosiepi.com/articoli/sindrome-da-frizione-della-bandelletta-ileotibiale/
- http://www.siciliapodistica.it/Oggetti/Esperti/Tipa_06-08.pdf